Serie di articoli del blog: la memoria della Seconda guerra mondiale in Svizzera e alle sue frontiere

Nell'ambito della conferenza infoclio.ch 2024 «Seconda guerra mondiale. Una memoria che cambia», la redazione di infoclio.ch propone una serie di blog sul tema della memoria della Seconda guerra mondiale in Svizzera e ai suoi confini. Diversi autori presentano progetti recenti, segnalano risorse disponibili online e offrono riflessioni storiche sulle culture del ricordo.

La Fondazione Gamaraal presenta nella mostra «The Last Swiss Holocaust Survivors», i ritratti di testimoni sopravvissuti all'Olocausto. L'obiettivo delle interviste registrate è quello di preservare la memoria degli ultimi sopravvissuti all'Olocausto in Svizzera e contrastarne così l'oblio. Anita Winter, presidente della Fondazione, presenta il progetto.



Al confine tra Francia e Svizzera, l'allora seminario dei Missionari di Saint-François de Sales a Ville-la-Grand fu utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale come luogo di passaggio clandestino tra i due Paesi. Nel 2022 è stato aperto al pubblico un percorso commemorativo per raccontare la storia del luogo e delle personalità che vi si sono distinte. Nadia Mugnier, presidente dell'associazione PMF74, promotrice del progetto, presenta l'iniziativa.



Le «Stolpersteine» sono piccole placche commemorative che vengono piazzate al suolo per ricordare il destino delle vittime del nationalsocialismo. Dal 2020, sono state posate in Svizzera oltre 40 di queste «pietre della memoria». Nel suo articolo, Jakob Tanner descrive questo progetto di arte, storia e memoria ideato da Gunter Demnig e lo colloca nel contesto svizzero.



Il «Percorso della Speranza» è un itinerario inaugurato nel 2023 lungo il confine tra Ticino e Italia, sulle rive del Lago Maggiore. Il suo scopo è quello di trasmettere ai visitatori la memoria di determinati eventi storici che hanno avuto luogo in questi luoghi durante la Seconda guerra mondiale. Raphael Rues e Nicoletta Mongini, ideatori dell'iniziativa, presentano gli obiettivi e le caratteristiche del progetto.



L'associazione Archimob è stata fondata nel 1998 con l'obiettivo di creare un archivio di storia orale per raccogliere e conservare delle testimonianze orali sulla Seconda guerra mondiale in Svizzera. Finora sono stati intervistati 555 testimoni che hanno raccontato le loro esperienze salienti, la loro vita quotidiana e le loro vicende personali durante la guerra. Nel suo contributo, Dominik Streiff presenta Archimob e ripercorre la storia di questa iniziativa.



Confinante con la Francia, il comune di Thônex, nel Cantone di Ginevra, è stato teatro di diversi eventi tra il 1939 e il 1945 legati all'attraversamento clandestino del confine tra i due Paesi. Emilie Fischer presenta il percorso commemorativo inaugurato nel 2022 dal comune, che ripercorre la storia delle persone e degli eventi che hanno segnato questi luoghi.



Nella primavera del 2023, il Consiglio federale ha deciso di creare a Berna un Memoriale svizzero per le vittime del nazionalsocialismo. Nel loro contributo, Fabienne Meyer (Università di Friburgo) e Gregor Spuhler (Archivio di storia contemporanea dell'ETZH) spiegano a chi sarà dedicato questo luogo di memoria nazionale e quali contenuti storici vi saranno trasmessi.



La Repubblica partigiana dell'Ossola, nata alle porte della Svizzera nel 1944, è esistita per due mesi prima di essere espugnata con la forza dalle truppe fasciste, provocando un esodo di profughi verso la Svizzera. Jean-Noël Wetterwald racconta la sua scoperta di questo episodio e presenta il libro che gli ha dedicato.



David Brun-Lambert e Carole Harari presentano la serie documentaria in podcast “À la frontière, L'accueil des réfugié-es en Suisse, 1940-1945”. In dialogo con degli storici, la serie indaga vari aspetti dell'accoglienza dei rifugiati in Svizzera durante la Seconda guerra mondiale. Gli ultimi due episodi sono dedicati alla memoria di questi eventi.



Il respingimento di migliaia di rifugiati ebrei alle frontiere della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale è un argomento che è stato a lungo escluso dalla memoria pubblica del paese. Charles Heimberg (Università di Ginevra) analizza le principali tappe dello sviluppo di questa memoria, la sua fragilità e le minacce che deve affrontare oggi.



Nel febbraio 1945, un treno proveniente dal ghetto di Theresienstadt portò a San Gallo 1.200 ebrei perseguitati dalla Germania nazista. Anna Voser, Helen Kaufmann e Thomas Metzger presentano il progetto “Zug in die Freiheit” dell'Alta scuola pedagogicha di San Gallo (PHSG), che studia questa operazione di liberazione e le storie di vita di coloro che furono salvati, sviluppando su questa base un dispositivo di mediazione storica.



Bettina Zangerl (AfZ) presenta un progetto memoriale realizzato in collaborazione dall'Archivio di Storia Contemporanea (AfZ) e dall'Unione Svizzera dei Comitati di Aiuto Ebraico (VSJF), che prevede la salvaguardia dei documenti privati di sopravvissuti all'Olocausto e la realizzazione di interviste per documentare le loro esperienze e storie individuali.



L'archeologia ha recentemente iniziato a interessarsi ai campi di internamento della Seconda guerra mondiale. Géraldine Delley e Virginie Galbarini (Laténium) presentano la mostra che il Museo Archeologico Laténium di Neuchâtel sta dedicando a questo tema.



Fabienne Meyer (Fribourg) ripercorre la storia dei monumenti commemorativi alle vittime della Seconda guerra mondiale in Svizzera. Descrive il cambiamento di paradigma seguito alla Commissione Bergier, che ha portato all'emergere di una memoria critica del periodo bellico. Secondo l'autrice, l'attuale sviluppo di un memoriale nazionale alle vittime del nazionalsocialismo rappresenta una seconda cesura.



Enrico Natale (direttore di infoclio.ch, Berna) spiega le ragioni della scelta del tema della conferenza del 2024, tra le iniziative in corso in Svizzera e le nuove sfide memoriali poste dall'ascesa dei partiti di estrema destra in Europa.



Francesco Scomazzon (Milano) offre una riflessione storiografica sulle ambivalenze della frontiera italo-svizzera, «fragile barriera fra fascismo e democrazia», la cui memoria potrebbe contribuire a correggere l'«ancora persistente sottovalutazione del fascismo».