Nel febbraio 1945, un treno proveniente dal ghetto di Theresienstadt portò a San Gallo 1.200 ebrei perseguitati dalla Germania nazista. Anna Voser, Helen Kaufmann e Thomas Metzger presentano il progetto “Zug in die Freiheit” dell'Alta scuola pedagogicha di San Gallo (PHSG), che studia questa operazione di liberazione e le storie di vita di coloro che furono salvati, sviluppando su questa base un dispositivo di mediazione storica.
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Bettina Zangerl (AfZ) presenta un progetto memoriale realizzato in collaborazione dall'Archivio di Storia Contemporanea (AfZ) e dall'Unione Svizzera dei Comitati di Aiuto Ebraico (VSJF), che prevede la salvaguardia dei documenti privati di sopravvissuti all'Olocausto e la realizzazione di interviste per documentare le loro esperienze e storie individuali.
L'archeologia ha recentemente iniziato a interessarsi ai campi di internamento della Seconda guerra mondiale. Géraldine Delley e Virginie Galbarini (Laténium) presentano la mostra che il Museo Archeologico Laténium di Neuchâtel sta dedicando a questo tema.
Fabienne Meyer (Fribourg) ripercorre la storia dei monumenti commemorativi alle vittime della Seconda guerra mondiale in Svizzera. Descrive il cambiamento di paradigma seguito alla Commissione Bergier, che ha portato all'emergere di una memoria critica del periodo bellico. Secondo l'autrice, l'attuale sviluppo di un memoriale nazionale alle vittime del nazionalsocialismo rappresenta una seconda cesura.
Enrico Natale (direttore di infoclio.ch, Berna) spiega le ragioni della scelta del tema della conferenza del 2024, tra le iniziative in corso in Svizzera e le nuove sfide memoriali poste dall'ascesa dei partiti di estrema destra in Europa.
Francesco Scomazzon (Milano) offre una riflessione storiografica sulle ambivalenze della frontiera italo-svizzera, «fragile barriera fra fascismo e democrazia», la cui memoria potrebbe contribuire a correggere l'«ancora persistente sottovalutazione del fascismo».
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