CfP: Montagne "globali": una storia comparativa della ricerca naturalistica in aree montane, XVI-XIX secolo/Montagnes "globales": une histoire comparative de la recherche naturaliste en territoires de montagne, XVI-XIX siècle

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31. Luglio 2020 - 02:00
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A partire dal Rinascimento le ricerche naturalistiche nelle regioni di montagna conoscono un’accelerazione. Dopo la scoperta delle Americhe la corona spagnola cominciò a richiedere ai suoi rappresentanti locali e a chi navigava verso il Nuovo Mondo dei resoconti intorno alla storia naturale e alle popolazioni autoctone di questi nuovi, e ancora sconosciuti, territori. Lo scopo perseguito era quello di migliorare l’amministrazione delle colonie. Durante il regno di Filippo II (1527-1598) vennero stampati diversi questionari (i cuestionarios para la formación de las relaciones geograficás) che contenevano numerose domande indirizzate agli ufficiali spagnoli attivi nel Nuovo Mondo (Solano 1988; Álverez Pelaéz 1993), molte delle quali riguardanti le montagne, la loro flora e la loro fauna (Mathieu 2011). Nello stesso periodo, le Alpi vennero esplorate e la “natura alpina” divenne oggetto di interesse naturalistico (Korenjak 2017; Boscani Leoni, Mathieu 2005), come testimoniano le escursioni botaniche di Conrad Gessner (1516-1565; Boscani Leoni 2016), l’opera a carattere geografico e naturalistico di Josias Simler, il De Alpibus Commentarius (Zurigo, 1574), come anche i testi di Valerio Faenzi (1525 ca.- 1598; Faenzi 2006) e di Francesco Calzolari (1522-1609; Calzolari 1566). Un movimento simile è riscontrabile nel XVII secolo in Tibet grazie all’attività missionaria dei Gesuiti (Macgregor 1970).
Durante il XVIII e il XIX secolo le Ande, le Alpi e la regione dell’Himalaya si ritrovarono di nuovo al centro dell’interesse naturalistico di vari scienziati e viaggiatori: si pensi ai viaggi nelle Alpi di Horace-Bénédict de Saussure (1740-1799), alla spedizione sul Chimborazo di Alexander von Humboldt (1769-1859), o ancora ai viaggi in Tibet del gesuita Ippolito Desideri (1684-1733; Filippi 2014).
Dedicato alla ricerca naturalistica nelle aree montane dal XVI al XIX secolo, il convegno dell’AISA del 2020 pone al centro dell’attenzione tre aspetti fondamentali:
• Gli attori, gli oggetti e le pratiche: Chi erano gli attori di queste ricerche, che ruolo spetta agli attori locali (siano essi eruditi o amateurs) in questo processo? Quali pratiche della ricerca si possono riscontrare e quali ne sono gli oggetti? Quali oggetti vengono raccolti, dove vengono trasportati e perché?
• „Translation” (traduzione e trasformazione del sapere)/ circolazione dei saperi: Come, dove e da chi vengono recepite queste nuove forme di sapere, come vengono tradotte, trasformate ed eventualmente riutilizzate in altri contesti culturali? Un esempio interessante è quello di Francisco Hernandez (ca. 1515-1587), medico di corte di Filippo II di Spagna, che nei suoi viaggi in Messico e in Perù riuscì a repertoriare 3000 specie botaniche sconosciute in Europa e di cui era tramandato solo il nome in Náhuatl (Barrera 2006). Come funzionavano i canali di scambio delle informazioni, di circolazione dei risultati di queste ricerche?
• Periodizzazione: si possono identificare fasi diverse nell’ambito della ricerca naturalistica di queste diverse regioni, anche secondo l’oggetto delle ricerche? Da cosa dipendono queste diverse periodizzazioni?

Foto: Ouresiphoites Helveticus, sive itinera per Helvetiae alpinas regiones, 1723, 124 illustrations Bibliothèque cantonale et universitaire de Lausanne, cote: 1C 1345/1-2 et 1C 1345/3-4, Viatimages
Organizzato da
Università di Berna, Università di Losanna, Associazione internazionale per la Storia delle Alpi AISA (USI)

Veranstaltungsort

Université de Lausanne
Unicentre
1015 
Lausanne

Contatto

Simona Boscani Leoni

Lingua/e della manifestazione
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