Hinter den Türen. Paardynamiken des Ancien Régime – Dietro le porte. Dinamiche di coppia d’Antico Regime

Author of the report
Matilde
Bontognali
Citation: Bontognali, Matilde: Hinter den Türen. Paardynamiken des Ancien Régime – Dietro le porte. Dinamiche di coppia d’Antico Regime, infoclio.ch Tagungsberichte, 11.08.2025. Online: <https://www.doi.org/10.13098/infoclio.ch-tb-0333>, Stand: 21.08.2025

Organizzatrici: Miriam Nicoli / Stefania Bianchi

Relatori: Miriam Nicoli / Stefania Bianchi / Federica Re

Commento: Arno Haldemann

Unioni, separazioni, conflitti e alleanze: tra il XVIII e il XIX secolo, il matrimonio e i rapporti familiari si rivelano uno spazio d’azione complesso, dove affetti, dinamiche di potere, norme religiose e costrutti sociali si intrecciano, in modo a volte sorprendente. È stato questo il cuore del presente panel che, oltre che per il ricco contenuto, si è distinto per essere uno dei pochissimi momenti delle giornate di studio con interventi in italiano, a testimonianza del plurilinguismo elvetico.

MIRIAM NICOLI (Coira) ha aperto l’incontro illustrando tre casi di studio che permettono di esplorare diverse forme di separazione coniugale nella Mesolcina del XVIII e XIX secolo. Grazie ai ricchi archivi familiari, questa valle dei Grigioni italiani è un osservatorio privilegiato per ricostruire voci, scelte ed emozioni che spesso sfuggono alla documentazione ufficiale. Il primo caso analizzato riguarda una separazione temporanea, pratica piuttosto frequente e tollerata in area cattolica, intesa come mezzo per dissipare le tensioni e favorire una riconciliazione tra i coniugi. È interessante osservare come in quella che potrebbe sembrare una questione privata venissero coinvolte non solo due famiglie, ma anche le rispettive comunità parrocchiali. Questo esempio diventa quindi emblema del ruolo attivo che l’intera comunità svolgeva nel ricomporre l’armonia familiare.

Da prospettive differenti, anche gli altri due casi indagano altre forme di rottura delle relazioni; uno attraverso una separazione definitiva, l’altro con un’accusa di bigamia. Anche questi episodi mostrano come la gestione della crisi coniugale non passasse esclusivamente attraverso i canali istituzionali, ma si articolasse in una rete di relazioni di prossimità e forme di mediazione collettiva. Come osservato da Nicoli, le autorità locali tendevano ad affrontare questi conflitti in modo pragmatico, privilegiando soluzioni volte a mantenere la coesione sociale piuttosto che applicare rigidamente le norme.

In questo contesto, il matrimonio appare come uno spazio in cui si intrecciano dinamiche di potere, tensioni emotive ed interessi economici, e le separazioni non soltanto come rotture, ma come espressioni di adattamento a nuovi equilibri sociali. Anche nelle zone rurali, questi fenomeni riflettono infatti una graduale ridefinizione dei valori affettivi, delle norme morali e delle pratiche coniugali, processi che contribuirono all’introduzione, a livello nazionale, del matrimonio civile e alla possibilità di divorzio del 1874.

Anche STEFANIA BIANCHI (Mendrisio) apre la sua analisi mettendo in luce i limiti delle fonti istituzionali. La storica, con una lunga esperienza nello studio degli atti notarili, evidenzia come tali documenti riflettano una rappresentazione delle donne sempre mediata dalla figura maschile: figlie o sorelle, ma soprattutto nubili, vedove o spose. In questo contesto, la donna è sostanzialmente considerata sotto tutela, privata di autonomia giuridica e sociale. Tuttavia, all’interno di questi vincoli strutturali, le donne sono state in grado di sviluppare sottili strategie per aggirare gli ostacoli imposti dalla società patriarcale, pur senza evadere tutte le barriere. Queste dinamiche emergono soprattutto dai documenti personali, che costituiscono il nucleo dell’indagine di Bianchi.

Un esempio emblematico è quello di Caterina Fontana, una giovane donna che, per sottrarsi al matrimonio, nel 1794 si proclama ispirata da una vocazione divina, dichiarando che Dio le avrebbe ordinato di rimanere vergine. In una corrispondenza indirizzata al suo promesso sposo, Caterina afferma la propria incapacità a sostenere gli “oneri” del matrimonio, ribadendo la sua scelta vocazionale. Grazie a questa strategia, riesce a evitare il matrimonio. Si tratta di un esempio significativo di come una donna, pur dentro le strette maglie di un sistema patriarcale, riuscisse talvolta a sottrarsi alle decisioni imposte e trovare una via alternativa.

Bianchi approfondisce anche la storia delle spose della famiglia Cantoni, casato ticinese emigrato a Genova. Dalla corrispondenza epistolare della famiglia emergono chiaramente le difficoltà legate all’integrazione nella nuova città di residenza e le tensioni generate dalla vita bilocale, che alimentano sospetti e ambiguità riguardo alle attività e alle frequentazioni dei coniugi. Questo caso illustra come la mobilità sociale e geografica, scontrandosi con la staticità e le norme del luogo d’origine, generi conflitti, tensioni emotive e nuove forme di disobbedienza e adattamento, alimentando il progresso sociale, anche per le donne.

L’intervento di FEDERICA RE (Milano) ha analizzato invece l’evoluzione dell’istituto del fedecommesso nella famiglia aristocratica ticinese dei Riva come strumento di conservazione del patrimonio e garanzia della continuità generazionale. Nato nel 1675 per volontà di Antonio Riva, il fedecommesso vincolava in modo perpetuo e indivisibile l’ingente patrimonio familiare, destinando le rendite alla formazione degli uomini e alle doti delle donne. L’amministrazione era riservata agli uomini del casato, ma il sistema prevedeva una certa flessibilità: crediti da reinvestire, aggiunte patrimoniali, modifiche regolamentari. Assunto come lente d’ingrandimento sui rapporti coniugali e parentali, il fedecommesso offre uno spunto originale per osservare le pratiche di tutela - o di esclusione - nei confronti della progenie femminile. Se, come osservato da Bianchi e Nicoli, i desideri e le intenzioni umane, in particolare quelle femminili, non si lasciano cogliere direttamente dalle fonti giuridiche e documentarie, l’istituto del fedecommesso, nella sua applicazione concreta, può rendere visibili atteggiamenti di preoccupazione, cura, tutela e solidarietà all’interno della famiglia. Attraverso la sua lunga durata e la sua capacità di adattamento, esso illumina le azioni dei singoli in relazione ai mutamenti storici e normativi, offrendo uno scorcio sulla dimensione affettiva e progettuale che spesso si cela dietro le strategie patrimoniali. In tal modo, il fedecommesso si rivela non soltanto un meccanismo di conservazione dinastica, ma anche una traccia tangibile delle relazioni emotive e dei doveri percepiti tra congiunti, restituendo uno spaccato di quella fitta trama di legami che definisce l’identità di una famiglia nel trascorrere del tempo.

Il commento conclusivo di ARNO HALDEMANN (Berna) ha saputo intrecciare con finezza le traiettorie emerse durante gli interventi, restituendo una visione corale di una società in trasformazione. Particolare attenzione è stata dedicata anche ai silenzi e ai non detti, emersi dall’analisi di fonti capaci di rivelare non solo le gerarchie di genere, ma anche i percorsi individuali, sociali e le dinamiche emotive che attraversano le vite di donne e uomini del passato. Attraverso questo intreccio di livelli si è delineata una lettura più complessa delle dinamiche di genere e delle forme di agency femminile tra Sette e Ottocento. Pur concentrandosi su pratiche locali, tutti gli interventi hanno mostrato un potenziale di estensione a contesti più ampi, offrendo spunti che potrebbero alimentare future ricerche di carattere transregionale.

Descrizione del panel:

  • Nicoli, Miriam: Jenseits der Türschwelle: Die Zerrüttung der ehelichen Bindung in den rätischen Tälern (1720–1820)
  • Bianchi, Stefania: Nubili, vedove o spose. Destini femminili decisi dagli uomini (1750–1850)
  • Re, Federica: Sotto la lente del fedecommesso: relazioni familiari nell’aristocrazia ticinese (XVIII–XIX secolo)
  • Haldemann, Arno: commento

Questo resoconto fa parte della documentazione infoclio.ch del 7° Congresso svizzero di svizzero di scienze storiche.

Event
Siebte Schweizerische Geschichtstage
Organised by
Schweizerische Gesellschaft für Geschichte
Event date
-
Place
Luzern
Language
Italian
Report type
Conference