Sul terreno del conflitto jugoslavo: Véronique Pasquier e i suoi reportage nella Liberté

Nom de l'auteur
Dajana
Mikulic
Type de travail
Mémoire de master
Statut
abgeschlossen/terminé
Nom du professeur
Prof.
Claude
Hauser
Institution
Histoire contemporaine
Lieu
Fribourg
Année
2019/2020
Abstract
Il giornalista contribuisce alla produzione del sapere sul mondo, e per questo motivo è sicuramente è oggetto d’interesse da parte degli storici anche per questo motivo. In pochi, però, si sono fino adesso chinati a interrogare chi crea e scrive l’informazione: vale a dire i giornalisti. Intenzione del mio lavoro di ricerca è quindi quello di indagare la pratica professionale di una giornalista friburghese, Véronique Pasquier, che ha scritto principalmente per il quotidiano La Liberté, che ha coperto in quanto a inviata speciale il conflitto jugoslavo avvenuto tra il 1991 e il 2001. Al fine di trattare il soggetto, vale a dire l’esperienza di reporter in zona di guerra in ex-Jugoslavia di Véronique Pasquier, è è stata fatta la raccolta di un corpus di articoli di Véronique Pasquier apparsi sul quotidiano friburghese La Liberté dal 1990 al 1999, per un totale di 290 articoli. Per poter integrare preziose informazioni sul lavoro di giornalista in zona di guerra, ci siamo anche avvalsi di preziose interviste con Véronique Pasquier. Il corpus non è stato esplorato solo al fine di sondare la pratica giornalistica, ma sono anche stati indagati alcuni temi ricorrenti negli articoli, in particolare il tema della purificazione etnica e del dispiegamento delle forze internazionali. Risultato di questa ricerca è che il lavoro del giornalista in zona di guerra è assai differente da quello del giornalista in patria. I maggiori ostacoli che si incontrano sono sicuramente di tipo comunicativo e legati al libero movimento, oltre alle difficoltà legate alla sicurezza, all’affidabilità delle notizie che circolano, alla preoccupazione che le popolazioni locali possano godere, anche in tempo di guerra, di un’informazione non monopolizzata dalla potenza più forte. Il lavoro del reporter non è solo una mera raccolta di informazioni, esso deve anche ricostruire o chiarificare, il lavoro somiglia quasi ad un’indagine in cui si segue il proprio naso e il proprio istinto, lasciandosi trasportare. Lo scopo è quello di raccogliere informazioni veritiere e di riportarle ai lettori nel modo più fedele possibile. L’obiettivo di far sentire le voci delle persone le cui storie se no non verrebbero mai ascoltate emerge anche dalla lettura del corpus di Véronique Pasquier. Infatti, come analizzato nel lavoro scritto, è assai presente il tema della purificazione etnica, che più di qualsiasi altra cosa influito sulla popolazione civile della Jugoslavia. Sono continue le testimonianze, dotate spesso di nomi e dettagli personali, delle vittime di tale epurazione. Oltre alla già dichiarata intenzione di rapportare la realtà vissuta dalle comunità, emerge, nemmeno così in sordina, quella di sensibilizzare di fronte ai terribili massacri avvenuti e in atto. La giornalista riflette sempre sulle implicazioni degli accordi, come quello di Dayton, per le comunità, anche quelle più dimenticate.

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